Pioggia.
Piove.
Piove.
Il cielo è grigio e non da tristezza se non il ricordo di un cielo più vero, più vivo, più colorato, anche quando pioveva.
Il ritorno alla “civiltà ” questa volta è stato più difficile, il ritorno alla “realtà ”.
Mi guardo attorno, frigoriferi pieni di ogni bene, colori rumori suoni luci immagini movimenti e… e un cielo più vuoto, con stelle meno luminose, con una Luna che è la stessa che ci sorrideva, ma filtrata da polveri sottili disperse, filtrata dai pensieri dell’uomo che si affanna.
Mi assale il ricordo del fuoco e davanti al fuoco due persone in silenzio, senza pensieri, a ridere di quanto i pensieri della città siano così futili in realtà , come gli affanni, lo studio, il lavoro, il realizzarsi non portino spesso sostanzialmente a nulla che valga come quelle sensazioni, quel fuoco, come la semplicità di spirito.
Niente odore del bosco quest’oggi, niente terra umida tra le mani, niente silenzi veri.
Voglia di abbandonare di nuovo questo mondo per la libertà non di fare ma di essere, non di dire ma di vivere, non di andare contro altri ma di costruire con altri.
Tempistiche libere e sciolte, dono, e nessun bisogno di parlare per forza.
Sguardi.
Silenzio.
E guardarsi un istante e capire.
Credo sia cambiato molto in questi giorni. Pulizia dei pensieri, il cuore aperto in attesa che gli eventi vengano assimilati, di sapere cosa resta e cosa va, cosa nasce e cosa muore, quali ricordi non morranno mai e quali sono invece destinati all’oblio.
Ma sono felice.
Si.
Sono felice di aver rivisto un mondo che pensavo perduto per sempre, aver visto che tutto sommato vale la pena lottare per ciò in cui si crede.
Piove.
Piove.
Il cielo è grigio e non da tristezza se non il ricordo di un cielo più vero, più vivo, più colorato, anche quando pioveva.
Il ritorno alla “civiltà ” questa volta è stato più difficile, il ritorno alla “realtà ”.
Mi guardo attorno, frigoriferi pieni di ogni bene, colori rumori suoni luci immagini movimenti e… e un cielo più vuoto, con stelle meno luminose, con una Luna che è la stessa che ci sorrideva, ma filtrata da polveri sottili disperse, filtrata dai pensieri dell’uomo che si affanna.
Mi assale il ricordo del fuoco e davanti al fuoco due persone in silenzio, senza pensieri, a ridere di quanto i pensieri della città siano così futili in realtà , come gli affanni, lo studio, il lavoro, il realizzarsi non portino spesso sostanzialmente a nulla che valga come quelle sensazioni, quel fuoco, come la semplicità di spirito.
Niente odore del bosco quest’oggi, niente terra umida tra le mani, niente silenzi veri.
Voglia di abbandonare di nuovo questo mondo per la libertà non di fare ma di essere, non di dire ma di vivere, non di andare contro altri ma di costruire con altri.
Tempistiche libere e sciolte, dono, e nessun bisogno di parlare per forza.
Sguardi.
Silenzio.
E guardarsi un istante e capire.
Credo sia cambiato molto in questi giorni. Pulizia dei pensieri, il cuore aperto in attesa che gli eventi vengano assimilati, di sapere cosa resta e cosa va, cosa nasce e cosa muore, quali ricordi non morranno mai e quali sono invece destinati all’oblio.
Ma sono felice.
Si.
Sono felice di aver rivisto un mondo che pensavo perduto per sempre, aver visto che tutto sommato vale la pena lottare per ciò in cui si crede.
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