Posso però dire che mi aspettavo (visto da fuori) che tale genere di sport fosse una cosa diciamo “non per tutti” invece con un buon Sensei (Maestro) la cosa è molto meno difficile di quanto appaia.
Per chi volesse avvicinarsi a questo genere di disciplina consiglio se di Verona di venire a vedere qualche allenamento è davvero non solo uno sport, ma davvero un intero mondo affascinante, fatto non solo di tecniche ma di storia tradizionale, di esperienze di migliaia di persone nel passato, un’eredità di centinaia di anni alle spalle.
Le peculiarità del Daito Ryu Aikijujutsu Seifukai (da www.taki-no-kan.org)
Il Daito Ryu, pur appartenendo a pieno diritto alla famiglia delle scuole di jujutsu, viene sovente considerato, a torto, come un fenomeno diverso dalle altre arti marziali. In realtà il suo essere “aiki” è solo un modo di intendere la pratica di questa forma antica di Budo. La sua origine arcaica ci ha consegnato infatti una scuola dove l’elemento dell’armatura era una delle variabili con le quali occorreva confrontarsi secondo la logica dello Yoroi Kumi uchi (combattimento con l’armatura giapponese). Anche la circolarità dei movimenti, poi ampiamente sviluppata nell’aikido, era in funzione della mobilità che le protezioni dello yoroi permettevano. Oggi, esistendo molte branche diverse, spesso con riferimenti a momenti diversi della lunga vita marziale di Takeda Sokaku, la didattica e la nomenclatura assumono spesso forme distinte, anche se, nell’insieme, la base tecnica non varia molto. Nella Taki no Kan, pur rispettando le eventuali precedenti esperienze di questa scuola da parte di alcuni insegnanti, viene portato avanti, come programma, il patrimonio tecnico della Daito Ryu Aikijujutsu Seifukai, facente riferimento a Mochizuki Minoru Sensei (1907-2003). Erede di una famiglia di samurai, Mochizuki Sensei fu senza dubbio uno degli ultimi grandi maestri di Budo del secolo appena concluso e la sua vasta esperienza marziale lo portò a considerare l’importanza di mantenere un modello didattico, anche per il Daito Ryu, che riproponesse maggiormente l’originale efficacia dei tempi nei quale questa disciplina poteva differenziare la vita dalla morte.
Nel Daito Ryu infatti viene tutt’oggi portato avanti il notevole bagaglio di tecniche di leva articolare e rottura (kansetsu waza), proiezione (nage waza), strangolamento (jime waza), immobilizzazione (katame waza), contro tecniche (kaeshi waza) e di percussione (atemi waza) che pongono questa scuola tra i più completi esempi di combattimento a mani nude di stampo feudale. Come gran parte delle altre branche di Daito Ryu, in relazione all’origine dalla spada di tale disciplina, vengono obbligatoriamente impartiti insegnamenti di scherma. Nella Seifukai questa corrisponde al Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu. Purtroppo lo schema originale della scuola di spada del clan Takeda è andato perduto nei secoli e oggi vengono affiancate ad esso altre scuole tradizionali, come ad esempio L’Ona Ha Itto Ryu, stile che Takeda Sokaku apprese da Saigo Tanomo e che ancora oggi alcune branche sviluppano. La scelta del Katori Shinto Ryu va attribuita al Maestro Mochizuki Minoru, del quale era stato allievo e che vedeva, in una scuola così antica, una forma ben più vicina alla probabile scherma originale.
Pur continuando a portare avanti un insieme di forme (kata), alcune delle quali molto remote, il maestro Mochizuki poneva particolarmente accento a due aspetti da lui considerati assolutamente prioritari nello studio di un ko ryu: L’efficacia e la realtà. Seguendo questi insegnamenti, grazie alla guida in Europa di un “moderno samurai” per spirito e carattere come è il Maestro Luigi Carniel di Neuchatel (CH), allievo diretto in Giappone di Mochizuki Minoru Sensei per 25 anni, la Taki no Kan cerca di divulgare e proporre la conoscenza di questa scuola secondo uno degli insegnamenti preferiti da Mochizuki Sensei: “jita kyo ei”, mutualità e reciproco soccorso.
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