Qualche giorno fa sono stato ad un concerto dei Dream Theater. Per chi non li conoscesse un gruppo Progressive Metal piuttosto famoso.
La mia adolescenza, ma anche la mia gioventù, e anche la mia vita attuale è costellata di concerti, bei concerti e pessimi concerti. Concerti di musica classica e concerti pop, concerti metal e concerti di cantautorato, concerti jazz e concerti punk, concerti alternative e concerti di butei a caso.
Ci sono diversi approcci per fruire la musica, esiste quello di goderne per la qualità artistica, esiste quello di ballare come dei pazzi fino allo sfinimento, esiste quello di urlare tutte le canzoni a squarcia gola, esiste quello di fregarsene perché tanto lo scopo è esserci e farsi selfie su Instagram, o infiniti altri. Io però come amante e fruitore della musica in quanto opera artistica, e della libertà, ritengo che essenzialmente esistano due modi: con rispetto per l’artista e per gli altri o senza.
Quando sento parlare di Metal a chi non ha mai frequentato l’ambiente neppure lontanamente sento sempre una certa forma di paura, di pregiudizio, quasi la convinzione che andare ad un concerto di questo genere significhi la perdizione, il rischio di non uscirne vivi, essere picchiati da un gigantesco energumeno pieno di borchie, schiacciati sotto il pogo o traviati da qualche violentatore o violentatrice assatanati. La realtà è ben diversa.
Sono stato al concerto del Primo Maggio qualche tempo fa. Ho giurato a me stesso che non ci sarei mai più andato per nessun motivo, e non certo per la qualità della musica, quello che mi ha infastidito è stata la qualità del pubblico. Ragazzi ubriachi che cantavano canzoni che non erano quelle sul palco, che quando cantava un artista che non apprezzavano (metti un John De Leo a caso o un Max Gazzè che propone un brano orchestrale invece di Sotto casa) e che si esaltano e seguono solo i brani che conoscono. Sono stato di recente ad un concerto dei Subsonica in cui alla frase “Ora un brano romantico” metà del pubblico si è allontanato ed è andato a bere birra e metà di quelli rimasti si sono messi a chiacchierare impedendo di apprezzare un lento. Sono stato a concerti di David Gilmour o di Roger Waters in cui all’inizio di assoli pazzeschi che andrebbero ascoltati quasi esclusivamente in cuffia, in silenzio in cameretta al buio la gente applaudiva e urlava impedendo di fatto l’ascolto agli altri.
E allora perché dovresti andare ad un concerto metal?
Perché contrariamente a quanto non si pensi ad un concerto metal il pubblico è spesso più educato di quanto si pensi. Spesso ad un concerto metal di un certo livello, non parlo del concerto dei butei del bar, ma in realtà spesso vale anche per loro, il pubblico è composto da musicisti, da persone che hanno il desiderio di ascoltare il gruppo. Si esaltano quando inizia il brano e si zittiscono immediatamente per fruirne al massimo il piacere. Alzano al cielo le mani facendo corna invece di applaudire rovinando l’ascolto. Entrano in estasi e silenzio all’arrivo del solo o del passaggio di un brano che più apprezzano. Pogano, sì ma in una zona ristretta e quasi sempre con attenzione a non fare male a qualcuno di una stazza minore.
In definitiva perché dovresti andare ad un concerto metal?
Perché impareresti un modo di vedere un concerto nuovo, più etico, più educato, più profondo dell’applaudire (spesso fuori tempo) o urlare (spesso stonato) o chiacchierare (quello è sempre e comunque fastidioso) infastidendo chiunque attorno voglia godere dell’arte.
Ma basterebbe andare al cinema e provare il fastidio di chi mangia accanto a te i popcorn parlando e accendendo il cellulare. Ma probabilmente se non siete in grado di capirlo siete voi quello al cinema con i popcorn che parla e accende il cellulare.
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