E così anche l’ultimo mio campo è andato.
Si.
E mi accorgo che per ora va bene così, va bene così, sì.
Non c’è più nulla che io possa dare ora per questo mondo, e quel che potevo prendere l’ho preso, o almeno l’ho incontrato, amato, carezzato, vissuto.
Nelle cose materiali, ma soprattutto in quelle mentali, psicologiche, filosofiche.
Le mie mani sono ancora segnate da un campo che sembra essere di reparto, non riesco a non trovare un motivo per far legature che lascino i segni sui pali (perché come mi è stato insegnato una legatura non è una legatura se non si segnano i pali) o per non mettere le mani nel fuoco.
Qui a Pradasacco tanti anni fa ho fatto il mio primo campo, ho abbracciato (amato) quell’albero contorto in cima alla collina, mi ci accoccolavo e lo carezzavo, ci parlavo.
Quell’Albero è stato dove forse -ancora lupetto- ho deciso sarei stato un giorno capo.
Sono tornato da lui come gli avevo promesso.
Non potevo tornarci prima del mio ultimo campo, non potevo.
E chissà che qualcuno, la piccola Betta magari, non abbia preso da quell’albero su cui si arrampicava, su cui mi arrampicavo quel che ho preso io, quel che ho perso io, quel che Ema ha dato a me.
Il mio albero.
Questo è stato un bel campo, con lupetti, come doveva essere, come era iniziato, come è finito.
Ed ho incontrato cose nuove, persone nuove, emozioni nuove. Certo non come al mio ultimo campo di reparto, no, mai come in quel campo, o come in un campo di reparto in genere, ma ho conosciuto tanto, e anche se con meno graffi, meno scottature, meno sudore, meno profonda emozione.
L’ultimo.
Per un po’ almeno, poi chissà, chissà come può evolvere la mia vita, i miei sentimenti, il mio essere, i miei desideri.
Ora devo prendere però altre strade.
“Vai ci sono altri mondi oltre a questo”
E già se ne profilano altri all’orizzonte, altri mondi, progetti, sogni da raggiungere.
“Hold Fast To Dream” però. Non mi allontanerò mai del tutto da questo che ha formato la mia persona, il mio essere, il mio vivere. Non ho dato abbastanza, non ho dato tutto, non ho dato quel che posso ma anche per questo forse ho bisogno di andarmene da qui, poi chissà…
So quanto e come potrei dare ma ora è altrove che voglio investire, è altrove dove ho bisogno di crescere.
Un anno? Due? Tre? Per sempre? Non lo so.
Non aspettatemi, come è normale non aspettatemi, ma tornerò in qualche forma.
Non aspettatemi.
Tornerò dal mio albero.
Se non sapete dove trovarmi aspettatemi lì.
Nel frattempo ho altre cose da fare, altri sogni da inseguire, sogni miei, ma non solo miei, sogni d’insieme.
Sogni comunque.
Poi sia quel che sia, sarà quel che sarà.
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