Mentre a circa dieci giorni dall’assunzione a tempo indeterminato (che doveva essere la novità grande, ma non quella molto grande) scopro che io e i miei colleghi non verremo assunti se non fra un tempo allungato, indefinito, il mondo ruota. Non lentamente, no. Ruota.
“Scrivo. Di nuovo. Non c’è un motivo preciso, forse un po’ la stanchezza e un po’ la solitudine cronica, il vedere la mia vita proiettata verso un futuro di successo esteriore e insuccesso interiore, di continue novità, cose positive nel lavoro e in altri ambiti che alla fine sono funzionali al vivere ma non all’essere, cosa che invece mi manca. “
Inizia così questo periodo lunghissimo, inizia così il mio … prossimo? Ormai il mio ultimo libro, inizia così, ma…. ma forse è già vecchio.
Il mondo gira, ruota, e il lavoro improvvisamente ha uno stop, o no, non uno stop, è come se al 38esimo chilometro di una maratona ti dicessero “beh dai… dovete continuare a correre qualche chilometro in più… facciamo altri 30, però se riusciamo vi fermiamo prima, si comunque al limite se superate gli altri 30 al limite ne fate un altro po’ dai, comunque vi facciamo sapere”.
Si ma il mondo ruota.
Ho conosciuto persone… interessanti, rivisto volti che non vedevo da tempo scambiato parole che mi mostrano come esista un mondo al di sotto dell’apparenza di questa città.
Ho suonato.
Ieri mattina ho tirato fuori dopo un po’ il mio tenore. Tutto addormentato ha aperto gli occhietti dicendo “ah… ma… io veramente sono qui tutto freddino, insomma dovresti suonarmi un po’ di più”.
Dovete sapere che i sassofoni vanno suonati spesso, vanno “aperti” un po’ come una macchina, se la usi e la tieni in uso vanno, se no bisogna ri-rodarli. Bene, ieri mattina ho suonato come non suonavo da un po’, e ho capito che ieri sera dovevo fare qualcosa.
Jam Session. Non vi partecipavo seriamente da qualche mese, con i musicisti che stimo, pochi elementi, una batteria e una chitarra, e via.
Magico.
Non so neppure dire se il pubblico, le poche persone presenti, si siano divertite. Mi sono goduto io. Follemente.
Il debutto del mio tenore, del mio nuovo bimbo. E il pubblico non c’era, non esisteva.
Un po’ perché dovevo vedere il chitarrista per “concordare” i cambi totalmente improvvisati, un po’ perché non mi andava, perché quello era lo spazio mio, di Giuliano, di Sergio, per qualche momenti di Marcella.
Magia. Pezzi buoni e pezzi non buoni, che importa? Jam. Jazz. Blues. Funk. Sperimentazioni musicali.
Sogni.
Ma una musa c’era, lo ammetto, non lo ammetto a lei.
Dio come mi piace il mio nuovo strumento, come comincio a sentirmi parte con lui, come comincio a padroneggiarlo e a lasciamici possedere al contempo.
Musica.
E poi dopo la musica una passeggiata in una città vuota, di notte, pensieri donati, scambi, silenzi senza imbarazzo, l’anima mi sorrideva.
Qualcosa ieri sera è cambiato, si.
La mia voglia, speranza, i miei sogni, sono cambiati, sono cambiate prospettive.
“Scrivo. Di nuovo. Non c’è un motivo preciso, forse un po’ la voglia di affrontare nuove vie e un po’ la solitudine meno vera, il vedere la mia vita proiettata verso sogni rinnovati, continue novità, sogni funzionali all’essere, emozioni. Vita.“
A presto novità.
“Scrivo. Di nuovo. Non c’è un motivo preciso, forse un po’ la stanchezza e un po’ la solitudine cronica, il vedere la mia vita proiettata verso un futuro di successo esteriore e insuccesso interiore, di continue novità, cose positive nel lavoro e in altri ambiti che alla fine sono funzionali al vivere ma non all’essere, cosa che invece mi manca.
Inizia così questo periodo lunghissimo, inizia così il mio … prossimo? Ormai il mio ultimo libro, inizia così, ma…. ma forse è già vecchio.
Il mondo gira, ruota, e il lavoro improvvisamente ha uno stop, o no, non uno stop, è come se al 38esimo chilometro di una maratona ti dicessero “beh dai… dovete continuare a correre qualche chilometro in più… facciamo altri 30, però se riusciamo vi fermiamo prima, si comunque al limite se superate gli altri 30 al limite ne fate un altro po’ dai, comunque vi facciamo sapere”.
Si ma il mondo ruota.
Ho conosciuto persone… interessanti, rivisto volti che non vedevo da tempo scambiato parole che mi mostrano come esista un mondo al di sotto dell’apparenza di questa città.
Ho suonato.
Ieri mattina ho tirato fuori dopo un po’ il mio tenore. Tutto addormentato ha aperto gli occhietti dicendo “ah… ma… io veramente sono qui tutto freddino, insomma dovresti suonarmi un po’ di più”.
Dovete sapere che i sassofoni vanno suonati spesso, vanno “aperti” un po’ come una macchina, se la usi e la tieni in uso vanno, se no bisogna ri-rodarli. Bene, ieri mattina ho suonato come non suonavo da un po’, e ho capito che ieri sera dovevo fare qualcosa.
Jam Session. Non vi partecipavo seriamente da qualche mese, con i musicisti che stimo, pochi elementi, una batteria e una chitarra, e via.
Magico.
Non so neppure dire se il pubblico, le poche persone presenti, si siano divertite. Mi sono goduto io. Follemente.
Il debutto del mio tenore, del mio nuovo bimbo. E il pubblico non c’era, non esisteva.
Un po’ perché dovevo vedere il chitarrista per “concordare” i cambi totalmente improvvisati, un po’ perché non mi andava, perché quello era lo spazio mio, di Giuliano, di Sergio, per qualche momenti di Marcella.
Magia. Pezzi buoni e pezzi non buoni, che importa? Jam. Jazz. Blues. Funk. Sperimentazioni musicali.
Sogni.
Ma una musa c’era, lo ammetto, non lo ammetto a lei.
Dio come mi piace il mio nuovo strumento, come comincio a sentirmi parte con lui, come comincio a padroneggiarlo e a lasciamici possedere al contempo.
Musica.
E poi dopo la musica una passeggiata in una città vuota, di notte, pensieri donati, scambi, silenzi senza imbarazzo, l’anima mi sorrideva.
Qualcosa ieri sera è cambiato, si.
La mia voglia, speranza, i miei sogni, sono cambiati, sono cambiate prospettive.
“Scrivo. Di nuovo. Non c’è un motivo preciso, forse un po’ la voglia di affrontare nuove vie e un po’ la solitudine meno vera, il vedere la mia vita proiettata verso sogni rinnovati, continue novità, sogni funzionali all’essere, emozioni. Vita.“
A presto novità.
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